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“Le déjeuner sur l’herbe” di Edouard Manet a Castelfranco Veneto

Édouard_Manet_-_Le_Déjeuner_sur_l'herbe

Fig.1 – Le déjeuner sur l’herbe

Nel 1859 a 26 anni Edouard Manet intraprende il suo secondo viaggio in Italia, fermandosi a Firenze e per la prima volta anche a Venezia. A Firenze esegue una copia da viaggio della Venere di Urbino di Tiziano su una tavolozza 24×37 che gli servirà di riferimento per la sua Olimpia dipinta a Parigi, non senza scandalo, sei anni dopo, nel 1865. Esegue al Louvre due copie su tela dal Tiziano più en plein air tra cui la Venere del Pardo –mostrando interesse per il nudo femminile immerso nella natura- soggetto che trovava espresso al suo massimo livello nel Concerto campestre, allora –come per molti ancora oggi- dato a Giorgione; anzi, come già è stato ampiamente notato, è proprio nel Concerto che si ritrovano due donne nude accompagnate da due uomini vestiti di tutto punto che creano quell’interessante motivo ripreso da Manet nella Déjeuner sur l’herbe del 1863. Nel suo primo viaggio a Venezia, attratto dalla pittura di Tiziano e Giorgione, forse avrà visto la cosiddetta “Tempesta” allora conservata a Palazzo Manfrin e tutte le altre rare pitture date al pittore di Castelfranco. In Castelfranco stava, e ci sta tuttora, la nota Pala Costanzo in Duomo, ed era d’obbligo per ogni viaggiatore colto fermarsi nella cittadina veneta e visitare la Pala e quant’altro all’epoca veniva dato con profusione romantica a Giorgione. L’antica locanda ed osteria “della Spada”, dove forse Manet è stato ospite, si trova nell’attuale Piazza Giorgione, di fianco alla Loggia del Mercato, ed è un palazzo del ‘500 completamente affrescato, nella seconda metà del medesimo secolo, da un abile pittore di nome Cesare Castagnola da Castelfranco. Palazzo che era dell’antica famiglia Piacentini.

Caduta_di_Fetonte_Giudizio_di_Paride

Fig.2 – Caduta di Fetonte – Fig.3 Giudizio di Paride

Tra le due grandi scene rappresentate sulla facciata, e forse all’epoca date a Giorgione stesso, quella di destra ha come soggetto la caduta di Fetonte: è una scena en plein air, oserei dire en plein ciel, da dove piomba il vanitoso figlio del Sole, nella posa del Laocoonte, con i quattro cavalli ripresi dai tre disegni di Michelangelo sopra le raffigurazioni dei fiumi e delle sorelle ripresi liberamente dall’incisione di Raimondi alla quale si è sempre fatto riferimento per la nota composizione di Manet. Ma se osserviamo la Déjeuner sur l’herbe a fianco dell’affresco veneto, troviamo che le coincidenze sono numerose ed esclusive. Innanzitutto, è un grande affresco coloratissimo, all’epoca meglio conservato di oggi, con il cielo che si incendia e il largo fiume azzurro al di sotto, opera accessibile a tutti in quanto nella pubblica piazza, e non riservata ai bibliofili come la stampa incisa da Marcantonio Raimondi. La figura del fiume di destra è esattamente nella posa del personaggio con il berretto di Manet e la sua gamba destra è esattamente come nel dipinto impressionista e non come nel modello inciso. La nota bagnante sul fondo, che non esiste in Raimondi, la ritroviamo nell’affresco e si intravvedono anche degli oggetti in primo piano paralleli alla natura morta di Manet. Si troveranno forse un giorno i taccuini da viaggio di Manet e sarà probabile ritrovare una copia di questo affresco veneto che fu l’esatto prototipo della Colazione sull’erba, colazione che forse Manet consumò sotto le mura di Castelfranco osservando le facciate dipinte, dal punto in cui la municipalità locale nel 1878 eresse un monumento a Giorgione, pure lui guardando e dipingendo questi affreschi. Aggiungo che nel dipinto di Manet, al centro in alto, un cardellino attraversa volando l’ombroso bosco. Si direbbe che sia il ricordo positivo del “folle volo” dello sfortunato Fetonte di Castelfranco e un piccolo indizio confermante l’origine veneta della fortunata composizione del capolavoro francese.

Guerrino Lovato
Articolo pubblicato su VENETO Ieri, Oggi, Domani  N° 80 – 81 del 1996

Caduta-di-Fetonte

Fig.4 – “Caduta di Fetonte” intero affresco — Fig.5 – Monumento a Giorgione

Fig. 1
La colazione sull’erba – Eduard Manet 1863 – Olio su tela (208 x 264 cm) – Gare d’Orsay, Paris
Fig. 2
Caduta di Fetonte – Cesare Castagnola, Seconda metà del ‘500 – Affresco esterno – Particolare Palazzo Piacentini, Castelfranco Veneto
Fig. 3
Giudizio di Paride – Marcantonio Raimondi, 1520 ca. – Incisione (298 x 441 mm) da un modello Raffaellesco ispirato da un bassorilievo antico – Particolare
Fig. 4
Caduta di Fetonte – Cesare Castagnola, Seconda metà del ‘500 – Affresco esterno, Palazzo Piacentini – Piazza Giorgione, Castelfranco Veneto.
Fig. 5
Monumento a Giorgione (Benvenuti 1878 scultore) – Giorgione guarda gli affreschi all’epoca a lui attribuiti di Palazzo Piacentini.

 
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Pubblicato da su 10/04/2013 in Articoli, Manet

 

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Il nuovo libro di Guerrino Lovato: “Sulle Case”. Un viaggio appassionato nell’archittettura rurale.

"Sulle Case" di Guerrino Lovato

Sulle case. L’architettura rurale del Cao de là a Brendola nei Colli Berici, Vicenza.
Autore: Guerrino Lovato

Lupi & Sirene editore. Pagine 128 con 48 tavole a colori e circa 160 immagini in bianco e nero. Formato cm 34 x 23,5. Cartonato. Inclusi CD con versione del libro in Pdf e 5 cartoline.

“Nel 1975 frequentavo il Liceo artistico a Valdagno.Una classe andò in visita culturale ad Amalfi, lì alcuni ragazzi comprarono della carta fatta a mano e me ne vendettero alcuni fogli che conservai per utilizzarli con speciale cura ed economia. Su quei fogli trovai pertinente disegnare e colorare le tavole sull’architettura rurale che avevo in mente. Affrontai l’esame di maturità nel 1976 con materia centrale Architettura, che per me della sezione Accademia risultò una sfida. Disegnai le tavole d’esame sul tema di una architettura rurale possibile per il futuro: disegni a mano libera, tracciati con il pennino inchiostrato di mordente color seppia, senza stecca né squadra. Nei due anni successivi, per sei mesi all’anno frequentavo l’Accademia di belle arti a Venezia, negli altri mesi lavoravo nei campi e nella stalla di famiglia. Mentre zappavo o mungevo pensavo a come impaginare le immagini che poi la notte tracciavo nel mio studiolo nel vecchio “granaro”: ero l’ultima lampadina che si spegneva in contrada. Volevo illustrazioni che spiegassero ai contadini perché le loro case erano costruite in quel modo e li convincessero che sarebbe stato imperdonabile e “sacrilego” distruggerle o modificarle.

"Sulle Case" di Guerrino Lovato - Tav.14       "Sulle Case" di Guerrino Lovato - Tav. 29

Volevo che le mie immagini avessero una qualità estetica tale da sorprendere il contadino sulla “bellezza” della sua vecchia casa, tanto da renderlo orgoglioso quando avesse compreso tutti i perché ai quali io rispondevo con queste tavole illustrate e con le spiegazioni in dialetto. A molto doveva servire la materialità del mio disegnare e dipingere, usando quelle mani che tutto il giorno si applicavano nelle stesse mansioni dei contadini: erano quotidiani strumenti di lavoro. Mettere in evidenza il processo tecnico era un modo per parlare uno stesso linguaggio, facilmente comprensibile nel messaggio, vale a dire la salvaguardia della casa rurale. Sulla carta amalfitana, giallina e butterata, disegnavo prima con la matita e poi con il pennino, utilizzando la polvere di mordente in uso ai falegnami per oscurare il legno. La scioglievo nell’acqua e con l’inchiostro ottenuto procedevo a marcare il disegno nei particolari e a scrivere i testi, costava poco e durava tanto… Volevo ottenere delle tavole con colorate illustrazioni e chiare parole, dove il contadino si sentisse protagonista e si fidasse di chi lo istruiva perché si trattava di uno di loro: il dialetto era lo stesso, così come il sapere che vi era trasmesso perché raccolto dalla voce dei cavatori, dei “taiapiera” e dei muratori e falegnami del Cao de là…”

"Sulle Case" di Guerrino Lovato“Questi disegni con molte fotografie mi furono acquistati nel 1979 dalla lungimirante Vittoria Rossi che mi diede 500 mila lire, soldi che mi permisero di vivere a Venezia un anno accademico. I fogli disegnati vennero conservati nella neonata biblioteca di Brendola che io stesso avevo contribuito a fondare anni prima. La biblioteca di Brendola conserva come donazione della professoressa Vittoria Rossi la seconda versione di questi disegni che realizzai a Venezia nel 1985 con l’architetto Daniela Zentilin. Avevo bisogno di avere gli originali con me perché speravo sempre di poterli pubblicare e mostrare. Recentemente i disegni sono stati visti da Pier Giovanni Zanetti, studioso dell’architettura rurale che mi ha spronato alla pubblicazione. Ho tenuto varie conferenze utilizzando queste immagini proiettate: a Venezia, Valdagno, Sossano, Ceggia e, naturalmente, a Brendola, e li ho esposti nella bella casa agricola dell’architetto Antonio Brunello, a Ceggia. Le fotografie qui pubblicate, scattate tra il 1976 e il 1980, sono concentriche alla mia contrada Mulin, che sta nel mezzo e nel punto più basso dell’anfiteatro di colline, e riguardano solo case e contrade illustrate nei disegni, coprendo un raggio di circa un chilometro. Alcune fotografie non sono mie e gli autori sono citati nelle rispettive pagine…”

Guerrino Lovato
Guerrino Lovato

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Pubblicato da su 30/01/2013 in Libri

 

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