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Tiziano mai visto. “Tre volte Gesù in quella tela”. La lettura del vicentino Lovato sul sogno della “Fuga in Egitto”

di Lino Zonin – pubblicato su “Il Giornale di Venezia” – Mercoledì 28 Novembre 2012

Fuga-In-Egitto-TizianoDel “Tiziano mai visto” il quadro che il maestro cadorino avrebbe dipinto nel 1507 e che descrive la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia, si sa praticamente tutto: che fa parte della collezione dell’Ermitage di San Pietroburgo, che ha subito un restauro durato 12 anni a cura della National Gallery di Londra e che, prima di tornare da propietari russi, sta facendo tappa a Venezia, dove è esposto fino al 2 dicembre alle Gallerie dell’Accademia. Sono  note anche le critiche e le valutazioni dei maggiori esperti d’arte, divisi, sopratutto, sull’attribuzione dell’opera aTiziano mai visto - Il Giornale di Venezia Tiziano (la disconoscono Vittorio Sgarbi, Lionello Puppi, Augusto Gentili… ). Tra le varie interpretazioni spicca per originalità ed intuito quella di Guerrino Lovato , studioso d’arte nato a Brendola e attivo da anni a Venezia. La sua ricostruzione del senso e del significato del quadro è davvero intrigante. “Innanzi tutto – spiega spiega Lovato – è chiaro che Tiziano (il quale, ma è solo mio modesto parere, è senza dubbio l’autore del quadro) si è ispirato per comporre questa sua opera Fuga in Egitto di Tiziano - Gesù 01ai vangeli apocrifi, antichi testi che raccontano, a volte in modo fantasioso, i primi anni della vita di Gesù e che la Chiesa non riconosce come autentici. E’ una tesi già esposta da Irina Artemieva, curatrice della mostra veneziana, e supportata in modo chiaro dalla descrizione idilliaca del paesaggio che mostra un mondo incontaminato nel quale la cerva, simbolo della ritrosia, giace tranquilla al passaggio della carovana, le greggi non hanno bisogno del pastore e un bue sosta placido “guardando in camera” viene da dire con linguaggio cinematografico, e richiamando, assieme all’asino che porta Maria e il bambinello in fasce, l’immagine classica della natività. Da qui in avanti l’analisi di Guerrino Lovato si fa più ardita. “Altrettanto identificativa del riferimento ai vangeli apocrifi – continua – è la figura di Gesù, la quale viene qui effigiata ben tre volte in altrettanti momenti dei primi anni della sua vita: Il primo Gesù è chiaramente il bambinello in grembo alla madre, Fuga in Egitto di Tiziano - Gesù 02il secondo è il giovane che tiene per la cavezza l’asino e nel quale il volto radioso e le vesti soffuse di un candido chiarore (“vestito di luce” si legge negli apocrifi) lasciano intendere la rappresentazione di una figura sacra. Il giovane con la tunica rossa sullo sfondo che, seduto sotto un albero, sta parlando con un ragazzo e con un soldato, è il terzo Gesù, uscito dall’adolescenza e che si sta preparando alla predicazione. I vangeli apocrifi giocano spesso con ambiguità di questo tipo, raccontando anche il ritorno dall’Egitto – che nei testi ufficiali non viene narrato – e divertendosi a descrivere un mondo fatato nel quale Gesù sarebbe cresciuto. secondo me tutta la scena che si sviluppa alla destra della carovana rappresenta il sogno del bambino in fasce: il ritorno a casa, quando sarà più grande e non dovrà più salire sull’asino ma potrà guidarlo, e le prime discussioni cFuga in Egitto di Tiziano - Gesù 03on i coetanei e con gli adulti. Non va dimenticato che questa grande tela di oltre tre metri per due era destinata a una abitazione privata e che una certa libertà d’interpretazione era maggiormente tollerata in questi casi rispetto ai quadri commissionati dai religiosi. E ricordiamo anche che il tema del ritorno felice in un mondo idilliaco e pacifico era di buon auspicio per le navi veneziane che partivano dalla Laguna per compiere i loro viaggi commerciali per mare. Un’ iconografia simile si trova in un bassorilievo della cappella Badoer Giustinian nella chiesa di San Francesco della Vigna e mostra proprio un Gesù giovanetto che conduce per la cavezza dell’asino”. Resta da interpretare la composizione che si trova in primo piano, nell’angolo in basso a destra. “Quelle tre figure – un corvo, dei papaveri e una volpe – sono una chiave di lettura in perfetta sintonia con la mia tesi – conclude Guerrino Lovato – La cornacchia è l’uccello parlante, un cicerone Fuga in Egitto - Il cervo, il corvo, i papaveri e la volpemagico che racconta i tre stadi immaginari della vita giovanile di Gesù; il papavero rappresenta il sonno, l’oblio, l’elemento che giustifica l’atmosfera onirica e quasi sospesa che permea la costruzione del quadro; la volpe, infine, sta ad indicare l’astuzia e l’intelligenza che chi si pone davanti al dipinto deve esercitare per leggere il pieno significato dell’opera”.

 
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Pubblicato da su 16/03/2013 in Articoli, Tiziano

 

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