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L’ “Adorazione dei pastori” di Rubens in mostra a Milano, ma il vero significato ancora sfugge.

In questi giorni, a Palazzo Marino (dal 3 dicembre al 10 gennaio 2016) è esposta l'”Adorazione dei pastori” di Pietro Paolo Rubens. L’imponente pala d’altare, dipinta nel 1608 dal maestro fiammingo, proviene dalla Pinacoteca della città di Fermo. Numerosi articoli sono stati scritti dalle più importanti testate milanesi, ma qualcosa di importante continua a sfuggire e il vero significato del quadro continua a non emergere!
Provate anche voi a riguardarlo concentrandovi sulla dinamica dei rapporti tra i personaggi. Vi accorgerete che il significato è ben più complesso del titolo che porta. Ecco alcune domande da porsi guardando quest’opera:

  • Perche’ in questa Nativita’ in notturno, dove solo il neonato Gesù illumina la scena, ci sono due pastori distratti? Il giovane in rosso in primo piano non venera il bimbo, ma indica dubbioso il neonato e sembra chiedere conferma alla figura in piedi sulla sinistra.
  • Perchè la vecchia non porta nulla in dono, ma invece mostra le mani vuote alla Madonna e non si interessa al piccolo Salvatore?

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Il significato ce lo racconta da anni Guerrino Lovato e lo ha scritto anche nel suo libro “La levatrice incredula“: nella scena è rappresentata la storia della levatrice Salomé e del miracolo operato sulle sue mani dal bambino Gesù. Evento narrato nei Vangeli apocrifi e rappresentato per molti secoli per poi essere completamente dimenticato.

Da pag.130 del libro “La levatrice incredula”:
“La Salomè, qui rappresentata vecchia, ma sempre velata di bianco, esibisce le colpevoli mani alla Vergine implorandone la guarigione. Essa ignora, tuttavia, il bambino. La sua fede è raggiunta tramite la grazia del miracolo. Il possente pastore vestito di rosso, con un gesto poco ossequioso, chiede all’anziano conferma della divinità del piccolo: la sua fede la otterrà tramite l’istruzione, regola propria all’ordine dei Padri Filippini che commissionarono il quadro.”

Le radici del soggetto:
“…Uscita dalla grotta l’ostetrica si incontrò con Salomé, e le disse: “Salomé, Salomé! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura”. Rispose Salome: “Come è vero che vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito”. Insieme si recano alla grotta della Natività, Salomè protende la mano verso Maria per constatare di persona, ma la mano immediatamente le si brucia; subito Salomè implora perdono a Dio, allora accorre un angelo, che le suggerisce di avvicinarsi al Bambin Gesù e di prenderlo in braccio. L’incredula, pentita, compie l’amorevole gesto suggeritole dall’angelo e subito viene risanata.”  Testo dal Vangelo dello pseudo-Matteo. La stessa storia si narra anche nel Protovangelo di Giacomo.

E voi cosa ci vedete? Lasciateci i vostri commenti.
Tanti auguri di Buon Natale da “Enigmi d’Arte”!

 

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