Alla metà dell’Ottocento nei paesi sui Colli Berici vennero costruiti nuovi campanili. Il più massiccio e imponente è quello della Madonna di Monte Berico per opera del Piovene-Bonelli. Il più curioso quello di Perarolo evocante il battistero di Pisa. Ma il più bello, ardito ed elegante è quello della rifatta chiesa arcipretale di Brendola, opera del famoso e raffinato ingegnere Bonelli. Si era sotto la dominazione austriaca, ma il popolo e la parrocchia completarono la parte sovrastante il campanile con una corona merlata ripresa dal Palazzo Ducale di Venezia. Palazzo che, in quel momento era sottoposto a uno straordinario, e a tutt’oggi esemplare, restauro. L’evocazione della Serenissima era una bandiera, alta e libera, contro l’invasore.
Ora, non si sa con quale permesso, otto enormi parassiti in plastica, e vistosi cavi e tralicci, stanno aggrappati ai merli esternamente. Staranno lì per sempre, utili ai nostri cellulari e computer. Certo qualcuno ha pagato per usare un’opera d’arte pubblica a supporto di un servizio privato.
Che umiliazione e che affronto per tutti, sia per i costruttori del capolavoro di 166 anni fa, ma anche per noi che, salendo con lo sguardo, non arriviamo meravigliosamente al cielo, come indicavano i merli, sfumando la massa architettonica, ma ci blocchiamo di fronte alla miseria attuale.
Una corona di spine… per 30 denari.
Guerrino Lovato