La placchetta in gesso da me eseguita e in vostro possesso è il calco da un bronzo della mia collezione che a sua volta è copia di un originale italiano della fine del Cinquecento. Il soggetto è CRISTO E L’ADULTERA come molti ne abbiamo in pittura in area veneta, dal Tiziano al Cariani a Lotto a Paris Bordon, ecc. L’originale, alquanto noto in varie repliche, non ha ancora trovato l’autore anche se tracce di una firma si intravedono al centro, oppure la scritta è la rara frase vergata nella sabbia che Cristo fece e che rimase l’unico esempio della Sua scrittura indecifrabile? Allora come oggi? Il fatto che sta sotto il bastone del vegliardo barbuto potrebbe indicare che con quello strumento Gesù scrisse nella sabbia anche se Giovanni, che è l’unico a parlarne, scrive che Cristo traccià col dito la misteriosa frase. Il nostro modellatore vicino al Valeri Belli o al Giovanni da Castelbolognese scrisse o firmò al centro della nota scena evangelica qualcosa che è giusto rimanga indecifrabile. Anche se rimane il dubbio che volesse presuntuosamente alludere alla “divina sua maniera di scultore” tanto che è Cristo in persona a firmarne l’opera con l’elegante e complessa scena. È chiaro che qui Cristo e altri due farisei, dei quali uno in ginocchio provvisto di borsa dei denari, osservano a terra, ma penso si alluda al famoso verdetto di Cristo: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra!». Sul lato destro in basso si rilevano erbe e pietre pronte all’uso. Il tempio con statua e il paesaggio tracciato nel fondo alludono a Gerusalemme ma fermandosi a Roma, dove si distingue la piramide di Caio Cestio e l’Arco di Costantino al centro e a destra rovine e ponti. Il bambino che calpesta il cane, uscendo dal gruppo delle eleganti quattro donne virtuose e madri, allude alla fede in questo caso matrimoniale, infranta dall’adultera. Nel fondo in secondo piano un turco con turbante confabula con un gentile estraniandosi per i loro affari, dalla scena che avviene fuori dal tempio solo tra farisei e scribi. Il formato dell’oggetto che possedete è più piccolo dell’originale in quanto nel formare le repliche la materia gessosa si riduce, in questo caso di 3 millimetri e dunque l’originale dovrebbe avere sei millimetri di più di grandezza (mm 82 x 142) visto che è il calco di un altro calco. Oso leggere, dopo tante contorsioni visive, FARINATI V. (veronese) INVENT, che conosciamo solo come pittore e probabile inventore della composizione, oppure FARINATI F e sotto una data in cifre romane. Morale: credo non sia bene decifrare del tutto ciò che Dio ha confuso fin dall’origine.
Per la vostra gioia, Guerrino Lovato.
Manrico Ferrari
20/01/2018 at 11:52
Anch’io posseggo la stessa piastra con la raffigurazione del Cristo, l’adultera e una folla di astanti, inseriti in un contesto architettonico-paesaggistico del secondo rinascimento.Ho tentato di leggere la scritta che sta sotto la punta del bastone dell’apostolo (?) , che dovrebbe essere la firma di Francesco Putinati (Verona 1775-Milano 1848) abile incisore e scultore di medaglie nella zecca del capoluogo lombardo. La placchetta misura 15 cm.x9 cm. ed ha un’anima di piombo patinata in rame. Invece non ho ancora trovato il riferimento sia al’immagine, che all’artista a cui è tratta. Ho visto altri esemplari della stessa. Saluti
Manrico Ferrari v. Foscolo 7 Breganze (Vi)
20/01/2018 at 13:31
Sono sempre Ferrari: ho trovato tutto su quanto sopra.Confermo la scritta sulla placchetta: F.Putinati F. e sotto la data difficilmente leggibile:1827 (o 1807?). Nell’asta del 24 Aprile 2013 della Casa Pandolfini di Firenze è passata una coppia di placchette con cornice di questo incisore, lotto n°181. Su una è rappresentata l’Ultima cena di Leonardo, l’altra è la copia con il Cristo e l’adultera, riproducente il dipinto di Bonifacio Veronese (1487-1553) su cui retro è applicata un’etichetta originale:” F.co Putinati Incisore di medaglie in Milano Contr. della Passarella n° 509, entrando dal Corso 3A° porta a dritta”.Di nuovo saluti e a risentirci, Ferrari.